Tedesco
“ ‘Non ci posso credere.’ L’amico tedesco è stupefatto. ‘Veramente nelle altre lingue non c’è una parola come Schadenfreude?’ Lo chiede con sincera curiosità, con il tono di chi sembra pensare ‘ma come fate?’. Eppure il nostro amico è una persona mediamente colta, parla bene l’inglese, non se la cava male con il francese e persino con l’italiano. Ma non si era davvero mai accorto che il tedesco avesse tutte queste parole che altrove non esistono. Pensava piuttosto a una propria carenza nelle lingue straniere.
Gli viene un dubbio. ‘Non saranno solo i tedeschi così malevoli da gioire dei guai altrui?’ No, questo lo possiamo escludere, lo tranquillizziamo. Anche se non abbiamo una parola come Schadenfreude per esprimere la ‘gioia per le disgrazie altrui’, il comportamento lo conosciamo bene: è quel sentimento, a metà tra l’invidia e la risata, che ci fa gioire quando le disgrazie capitano agli altri. Quando poi capitano a persone di successo, l’effetto è assicurato.
Passi per la ‘gioia per i danni altrui’, insiste lui, ma sicuramente la Zweisamkeit l’avremo inclusa per errore nel nostro libro. Questa parola significa ‘essere in due’, rappresenta la chiusura della coppia rispetto al resto del mondo, insomma, è uno degli atteggiamenti più diffusi nel genere umano di ogni tempo e luogo. Come può non esistere nelle altre lingue? Ebbene, non c’è. O meglio c’è tutto quello che per Zweisamkeit si intende: l’isolamento della coppia, il dividere e il condividere, l’unicità del rapporto a due. Con Paolo e Francesca non ci mancano neanche illustri esempi letterari. Ma una parola come Zweisamkeit non l’abbiamo. Anzi, siamo in buona compagnia, perché nemmeno in inglese, francese o spagnolo esiste questa parola. L’amico tedesco comincia a pensare in modo diverso alla sua lingua…”
Vanna VANNUCCINI e Francesca PREDAZZI, Piccolo viaggio nell’anima tedesca, Milano, Universale Economica Feltrinelli, 2006
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